La mia montagna

Giovanna Zangrandi

Nel 1954 i lettori italiani scoprono una nuova scrittrice: all’anagrafe è Alma Bevilacqua, ma si firma Giovanna Zangrandi, perché già nel cognome vuole dichiarare la sua scelta di essere, lei bolognese, una donna delle Dolomiti. Vive a Cortina, ma non ama il mondo del turismo; il suo cuore batte per la gente più umile del Cadore, per la casetta tra i larici e i prati che vorrebbe costruirsi a Borca, sotto l’Antelao, la montagna tanto amata dove era salita durante la Resistenza e dove, finita la guerra, aveva costruito e gestito un rifugio.
In questo libro la incontriamo nella sua dimensione più segreta: il diario che comincia a tenere con regolarità quando l’uscita del suo primo romanzo per Mondadori le apre la strada della letteratura. Sono pagine inedite, alle quali Anna (come si chiama semplicemente) affida i suoi amori e le sue rabbie, le sue consapevolezze e i suoi progetti, come il magico «specchio verde» che permette di leggere nel cuore degli altri. E soprattutto la sua passione per la montagna, palestra di avventura ma anche luogo di confronto con il Dio «immenso e lontano» che lei, ribelle e nemica delle religioni organizzate, percepisce con certezza nella Natura.

Giovanna Zangrandi, La mia montagna. Diari 1952-1962, a cura di Giuseppe Sandrini, fotografie di Aldo Ottaviani
cm. 15×21, pagine 160
gennaio 2024

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